Questo blog nasce dalla passione per i libri e dalla volontà di raccogliere insieme un po' di commenti che ho lasciato in giro qua e là su Facebook. Non sono un critico letterario nè ambisco esserlo, sono soltanto un lettore che ama riflettere su ciò che legge e condividerlo con gli altri per confrontarsi. Non ci sono tutti i libri che leggo, ma solo quelli di cui ho avuto voglia di parlare, anche senza ragioni specifiche, magari soltanto perchè in un determinato momento avevo voglia di farlo.

lunedì 2 dicembre 2013

Le ragazze di Sanfrediano - Vasco Pratolini


Un quartiere popolare di Firenze nell'immediato dopoguerra, la vita quotidiana di un Italia che si rimetteva in moto faticosamente ma con tanta voglia di vivere, un giovane che ci sa fare con le donne (un po' il Sarracino di Carosone), e loro, un gruppo di ragazze acute, spigliate, determinate, che pur nella debolezza del cuore che gli deriva dall'essere innamorate, sanno trovare tutta la loro forza interiore facendo perno sul rispetto che devono a se stesse. Una prosa lucida e delicata, serena, un linguaggio a tratti desueto che dà il piacevole gusto che si prova nel ritrovare un sapore antico. 

C'è moltissimo sentimento in questo libro: personale, per i rapporti che legano il protagonista alle sue conquiste amorose, ma anche sociale, con il ricordo della guerra partigiana che fa spesso da capolino attraverso l'onore che con essa alcuni personaggi si sono conquistati. Non c'è invece il sentimentalismo, non c'è la ricerca della lacrima, dell'"istinto basico", non c'è il tentativo, molto in voga tra alcuni scrittori recenti, di spingere il lettore a trovare se stesso fra le righe, identificarsi, riconoscersi, come se il narcisismo fosse l'unica molla che spinge alla lettura di un romanzo.
E poi c'è la Storia, quella fatta dalle persone semplici o che sulle persone semplici scarica la propria forza dirompente, anche se il neorealismo di Pratolini non ha qui il carico di drammaticità che invece hanno alcune opere cinematografiche dell'epoca, né lo squallore umano di certi racconti di Moravia.

E' un libro delicato, dicevo, che non cerca il colpaccio, non vuole stupire con situazioni iperboliche che nascondono solo vuoti di sostanza (penso agli ultimi libri di Ammaniti). Delicato come un consommè, forse insipido per chi è abituato a consumare dosi massicce di patatine industriali alla paprika, ma strepitosamente piacevole per chi ha la pazienza di sentire il sapore formarsi pagina dopo pagina, lentamente e senza fretta ma con una profondità che non lascia insoddisfatti.

Edizione del 1966, preso un paio di giorni fa da un rigattiere per 50 centesimi, un terzo di biglietto dell'autobus, mezzo caffè, tanta vita.

1 commento:

  1. Che ricordi... quel libro, con quella copertina e quel prezzo. Passato a me dai fratelli più grandi che lo avevano abbastanza snobbato. Lo divorai e mi piacque, immaginarmi una di quelle ragazze, captare qualcosa di quell'acume di cui tu parli. Le ragazze di Sanfrediano era insieme alla ragazza di Bube, uno dei miei romanzi preferiti. Bella analisi, la tua. E bello il riferimento a una letteratura che non aveva bisogno di stupire ma si concedeva il privilegio di raccontare.

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